Perché passare al digitale?

(di Denny Turani, 2004)

Ultimamente il controllo digitale dei treni (DCC) è ormai sulla bocca di tutti i fermodellisti. Chi lo ama e chi lo odia, chi sa tutto e chi sa niente, è un argomento di cui tutti hanno sentito parlare.

Sui forum e sulle mailing list a tema fermodellistico, è facile trovare moltissime discussioni (che a volte sfociano nell'integralismo) che hanno come tema principale il DCC. In molti interventi compaiono sempre termini tecnici come CV, centraline, programmazione, retroazione e chi più ne ha... In questo articolo tralasceremo tutti questi aspetti tecnici e valuteremo quella che è la domanda ricorrente: "DCC: sì o no?". Vogliamo quindi una volta per tutte rispondere a questa domanda, senza preconcetti.
Ma per poter rispondere a questa domanda è necessario prima porsi un'altra domanda: Cosa voglio fare del mio plastico, una volta terminato? o meglio: perchè voglio costruire/sto costruendo/ho costruito un plastico?

  • Perchè mi piace realizzare paesaggi, colline, montagne...
  • Perchè mi piace autocostruire edifici, strutture...
  • Perchè voglio far sgranchire le bielle alla mia collezione di locomotive
  • Perchè mi piace comporre convogli e vederli girare
  • Perchè mi piace far andare i miei treni mentre io faccio il capostazione e decido dove instradarli
  • Perchè mi piace il ruolo di dirigente movimento e gestisco i miei treni in modo automatico, con blocco

Se avete risposto "sì" a più di una di queste domande, forse il DCC non fa per voi. Shock! Ma come? Ma perchè? e cosa altro dovrei fare con un plastico se non quello che c'e' scritto lì sopra?
La risposta è semplice: esercizio! Su di un plastico è possibile effettuare delle operazioni realistiche, ovvero far muovere i nostri modelli cercando di emulare il più possibile la realtà. Questo prevede che i convogli ed i loro movimenti abbiano uno scopo più o meno preciso ed aderente al prototipo; facciamo degli esempi: immaginate una bella linea a binario singolo, magari ambientata nella nostra bella Umbria; immaginate un convoglio merci con alla testa una fumante 460 ed una serie di carri a 2 assi al seguito; immaginate che il convoglio abbia raggiunto la stazione di Gualdo Tadino e che debba effettuare alcune operazioni come, ad esempio, lasciare due carri G vuoti e prelevare un carro F carico di olio al tartufo :)

Per fare tutto ciò su un plastico o plastirama analogico è necessario prevedere fin dalla fase progettuale, alcuni cosiddetti sezionamenti che, alimentando separatamente diversi binari elettricamente isolati tra loro con due o più trasformatori, consentono di controllare più locomotive contemporaneamente, purchè queste operino entro i limiti stabiliti inequivocabilmente dai suddetti sezionamenti.
Torniamo alla nostra fumante 460 appena arrivata in stazione e ferma sul binario di raddoppio; una 880 stazionata a Gualdo Tadino provvederà a separare dal convoglio i due carri G e a portarli nel piccolo scalo merci della stazione.
(Il binario in rosso indica la parte sezionata)


Nella realtà l'operazione è facile, dal momento che ci sono due macchinisti ognuno dei quali comanda la propria locomotiva.
Nel nostro caso, la 880 dovrà invece potersi muovere mentre la 460 dovrà necessariamente rimanere ferma.

In un plastico analogico ove siano stati saggiamente installati dei sezionamenti, sarà sufficiente manovrare su un interruttore che toglierà la corrente al binario dove è stazionata la 460, lasciando la possibilità di alimentare il resto del tracciato dove è posizionata la 880.

Quest'ultima quindi potrà essere comandata e raggiungere la coda del treno dove aggancerà l'ultimo carro per portarsi via tutti i carri in modo da separare i carri G, che sono invece situati ad inizio convoglio.

Il sezionamento (immaginiamo che il binario sia sezionato poco dopo lo scambio) permette alla 880 di raggiungere il gancio dell'ultimo carro e di portare il gruppo di carri verso la zona merci.


A questo punto la 880 è libera di prendere il carro F per aggiungerlo alla 460. Sarebbe normale pensare che anche i binari dello scalo merci siano sezionati per potervi stazionare delle locomotive o per poter effettuare manovre sui due binari con due locomotive indipendententi.

Prima di effettuare la manovra di spostamento dei carri è quindi necessario verificare che tutti gli interruttori dei sezionamenti siano correttamente impostati e che non vi siano già delle locomotive sui tratti che vogliamo alimentare (altrimenti si muoverebbero insieme, comandate da un unico traformatore).


In questo caso è evidente che la posizione del sezionamento non consente alla 880 di arrivare fino alla 460 per potervi agganciare il carro F, una volta superato il sezionamento la piccola loco da manovra si arresterebbe inesorabilmente.

Ecco che entra in gioco il DCC. Potendo controllare ogni singola locomotiva tramite il decoder installato su di essa, viene da sè che i sezionamenti non sono necessari: infatti con il DCC tutti i binari devono essere sempre alimentati anche quando le loco sono ferme! Nel nostro caso di Gualdo Tadino, la 880 avrebbe potuto effettuare tutte le manovre senza problemi e senza che l'operatore si preoccupasse di intervenire su interruttori o di controllare che la propria locomotiva non superi il limite fisico del sezionamento.

Ora, l'esempio in questione è molto semplice e anche in un sistema alimentato tradizionalmente si può aggirare l'ostacolo prevedendo più di un sezionamento per ogni binario, ove due locomotive hanno possibilità di operare l'una indipendentemente dall'altra - ma sempre entro i confini stabiliti dal sezionamento!
Ma se i binari e le locomotive in gioco fossero più di due? Bisognerebbe progettare numerosi e adeguati sezionamenti, pur sapendo di non avere mai la totale libertà di manovra. E a questo punto, ne vale la pena? Forse è meglio considerare il DCC come qualcosa che venga incontro alle necessità di quella nicchia di fermodellisti a cui piace effettuare operazioni realistiche.

Inoltre, i vantaggi e le gemme del DCC non finiscono certo qui! Per i più temerari c'è la possibilità di programmare le impostazioni di ogni singolo decoder a piacimento. Questo renderà il movimento delle locomotive più aderente alla realtà. Si è mai vista una 214 viaggiare alla velocità di una E402A? Con il DCC è possibile regolare la velocità massima di una locomotiva, e anche se con la manopola si dà "tutto gas", la loco non andrà più veloce della sua impostazione. È altresì interessante la possibilità di programmare le curve di accelerazione e decelerazione: se si gira di scatto la manopola al massimo, la locomotiva seguirà sempre le impostazioni programmate e accelererà (o decelererà) gradualmente.
Altra caratteristica interessante del DCC è quella dell'illuminazione costante. Dal momento che la tensione sui binari è sempre presente (e costante), i convogli passeggeri provvisti di illuminazione interna rimarranno sempre accesi, anche a treno fermo in stazione! Altrettanto si può dire delle locomotive, i cui fari sono oltretutto comandati da una funzione digitale disinseribile. È quindi possibile avere la locomotiva in movimento o ferma con i fari accesi a intensità costante, ma è anche possibile spegnerli in qualsiasi momento!
I produttori di accessori digitali hanno reso disponibili dei dispositivi quali il generatore di fumo per locomotive a vapore e diesel: questa funzione si comporta allo stesso modo delle luci, quindi si ha la possibilità di attivare il fumo in qualsiasi momento, indipendentemente dalla velocità della locomotiva.
Ultimamente invece sta prendendo piede il dispositivo sonoro. Le locomotive possono essere fornite di decoder sonoro e di un piccolo altoparlante che riproduce i suoi tipici di una locomotiva. Addirittura si può scegliere tra locomotive a vapore o diesel (il rumore cambia, eccome!). Alcuni produttori forniscono suoni per diversi tipi di locomotive, ma la vera novità sta nel poter "campionare", ovvero registrare e convertire in formato digitale, qualsiasi suono ed inserirlo via software nel decoder sonoro. In questo modo le possibilità di dare "voce" alle locomotive sono praticamente infinite: potrei campionare i vari suoni di una E636 vera ed inserirli nel mio modello in scala!
Inutile precisare che il suono è dipendente dalla marcia della locomotiva: se la loco è ferma, si udirà soltanto il suono del motore acceso (nel caso di una loco diesel), oppure qualche sbuffo (loco a vapore); durante la marcia il suono si adatterà alla velocità variando la propria frequenza e dando l'idea del movimento.
A tutto questo va aggiunta la possibilità di far emettere alla locomotiva suoni quali tromba e/o fischio. E se si possiede un plastico sufficientemente grande, dove è possibile seguire i convogli camminadovi attorno, è sufficiente avere un comando palmare (magari wireless) e divertirsi con manovre, fumi e suoni!

Insomma, le possibilità offerte dal DCC sono numerose e di grande appetibilità! Certo, la spesa inziale per convertire il proprio sistema analogico in uno digitale potrebbe spaventare. Spesso si leggono interventi tipo "Io possiedo più di 50 locomotive, e con €30 a decoder dovrei fare un mutuo!". È vero, ma è anche vero che non è necessario digitalizzarle tutte in una sera. Si comincia dalle preferite e con il tempo si completa il parco macchine. Spesso chi fa obiezioni sul prezzo del DCC possiede qualche costosa locomotiva in ottone, pagata l'equivalente di 50 decoder!
Spesso l'investimento inziale è ripagato da sessioni operative molto più divertenti alle quali possono partecipare amici fermodellisti, ognuno dei quali avrà a disposizione il proprio comando palmare e con il quale comanderà la sua locomotiva.

Niente di meglio che partecipare ad una sessione operativa digitale (magari a casa di qualche amico già "convertito") per rendersi conto in prima persona della differenza e dei vantaggi che il DCC offre ai modellisti ferroviari.

Provare per credere :)

Articolo realizzato da Denny Turani



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